Minaccia l'ex di diffondere video intimi: a processo Andrea Di Gennaro, figlio di Antonio ex calciatore della Nazionale - Il Fatto Quotidiano (2024)

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Minaccia l'ex di diffondere video intimi: a processo Andrea Di Gennaro, figlio di Antonio ex calciatore della Nazionale - Il Fatto Quotidiano (1)

di F. Q. | 21 Giugno 2024

Lecce

È accusato di tentata estorsione ai danni della sua ex fidanzata: secondo l’accusa avrebbe minacciato di diffondere sul web dei video di rapporti sessuali se lei non avesse smesso di chiedergli che fine avesse fatto un orologio di valore di sua proprietà. Protagonista della vicenda è il 34enne Andrea Di Gennaro: è il figlio di Antonio, ex calciatore del Bari e della Nazionale e oggi commentatore agli Europei di calcio. Anche il figlio è un calciatore, con esperienze nelle squadre del Martina Franca e Vigor Trani.

Adesso è a processo per un vicenda che risale a luglio del 2017. In quel periodo la ragazza avrebbe dimenticato il suo orologio, un Rolex, sul tavolo della tavernetta di casa del suo fidanzato. Orologio che, secondo la giovane, sarebbe sparito in circostanze poco chiare. Tra i due la relazione volge verso la conclusione e la ragazza più volte chiede ad Andrea Di Gennaro di riavere l’orologio. La minaccia di diffondere il video sarebbe stata rivolta alla ex durante una lite tra Di Gennaro, la donna e il fratello di quest’ultima. Alla richiesta della ragazza di cancellare quei filmati, il 34enne avrebbe risposto – davanti ad altre persone – che non lo avrebbe mai fatto perché così avrebbe potuto tenerla in pugno e rovinarle la vita. Da lì la decisione della ragazza di denunciare l’ex fidanzato. Intanto il processo al Tribunale di Lecce è arrivato quasi alla conclusione e la sentenza è prevista per il prossimo dicembre.

Foto di asmartinafranca1947.it

Lecce

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Minaccia l’ex di diffondere video intimi: a processo Andrea Di Gennaro, figlio di Antonio ex calciatore della Nazionale

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Minaccia l'ex di diffondere video intimi: a processo Andrea Di Gennaro, figlio di Antonio ex calciatore della Nazionale - Il Fatto Quotidiano (7)

  • 10:15 - Diletta Leotta, oggi il matrimonio con Loris Karius alle Isole Eolie

    Roma, 22 giu. - (Adnkronos) - Il grande giorno per Diletta Leotta è arrivato. Oggi, la nota giornalista di Dazn, si sposerà con Loris Karius, il portiere tedesco del Newcastle United, sull'isola di Vulcano, parte dell'arcipelago delle Eolie. Il matrimonio si svolgerà in una chiesa sull'isola di Lipari, mentre il ricevimento e la festa seguiranno a Vulcano. A rendere la giornata ancora più speciale sarà uno spettacolo musicale con Elodie, amica intima e damigella di Diletta mentre Eleonora Berlusconi, secondo alcune indiscrezioni, sarà la testimone della sposa.

    Diletta Leotta aveva annunciato le nozze con Loris Karius qualche mese fa, condividendo una foto in cui spiccava un anello di fidanzamento e la didascalia: "Ho detto sì". La proposta era avvenuta la scorsa estate, prima della nascita della loro primogenita, Aria, ma la coppia aveva deciso di mantenere la notizia privata fino a quel momento. Il matrimonio vedrà la partecipazione di oltre 160 invitati molti dei quali sono già arrivati ieri per prendere parte al white party pre-matrimoniale e festeggiare il compleanno di Karius che proprio oggi compie 31 anni.

    Tra i volti noti del mondo dello spettacolo che si sono uniti ai festeggiamenti già da ieri ci sono Chiara Ferragni, Elisabetta Canalis, Michelle Hunziker, Aurora Ramazzotti, Elena Barolo e i due youtuber, Luì e Sofi, solo per citarne alcuni. Chiara Ferragni è stata tra le prime celebrità a raggiungere l'isola di Vulcano. L'imprenditrice, che ha viaggiato senza i suoi figli, ha condiviso su Instagram alcuni scatti che la ritraggono mentre si gusta un cornetto fuori dall'aeroporto di Catania e poi in compagnia della sposa.

  • 09:36 - Esplosione e crollo di una palazzina a Terni, soccorsa una donna

    Terni, 22 giu. (Adnkronos) - Una abitazione a Parrano, in provincia di Terni, è esplosa all'alba forse a causa di una fuga di gas. Nell'incendio e nel successivo crollo che ha coinvolto l'intera casa a due piani, è rimasta ferita una donna. A prestarle i soccorsi sono stati i vigili del fuoco, al lavoro dalle 7 anche per escludere la presenza di altre persone.

  • 09:14 - Terni: esplosione e crollo in abitazione, soccorsa una donna

    Terni, 22 giu. (Adnkronos) - Una abitazione a Parrano, in provincia di Terni, è esplosa all'alba forse a causa di una fuga di gas. Nell'incendio e nel successivo crollo che ha coinvolto l'intera casa a due piani, è rimasta ferita una donna. A prestarle i soccorsi sono stati i vigili del fuoco, al lavoro dalle 7 anche per escludere la presenza di altre persone.

  • 09:03 - Giulia Cecchettin, Turetta: "L'ho uccisa guardandola negli occhi"

    Milano, 22 giu. (Adnkronos) - I regali rifiutati, la rabbia che sale quando capisce di averla persa, il coltello che affonda mentre lei grida 'aiuto' e tenta di parare i colpi. Nel racconto di Filippo Turetta traspare l'angoscia degli ultimi momenti di vita di Giulia Cecchettin, 22 anni di Vigonovo (Padova), laureanda in Ingegneria biomedica uccisa dall'ex fidanzato e compagno di studi l'11 dicembre scorso. Nel carcere di Verona, durante l'interrogatorio davanti al pubblico ministero di Venezia Andrea Petroni, afferma inoltre di aver provato a suicidarsi dopo l'omicidio.

    Il giovane ricostruisce la serata trascorsa a fare shopping e la cena in un centro commerciale a Marghera, quindi il viaggio di ritorno con l'auto che si ferma in un parcheggio a 150 metri dalla casa di Giulia. "Volevo darle un regalo, una scimmietta mostriciattolo. Con me avevo uno zainetto che conteneva altri regali: un'altra scimmietta di peluche, una lampada piccolina, un libretto d'illustrazione per bambini. Lei si è rifiutata di prenderlo. Abbiamo iniziato a discutere. Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso con lei. Voleva andare avanti, stava creando nuove relazioni, si stava 'sentendo' con un altro ragazzo" dice nel verbale il cui contenuto è stato diffuso da 'Quarto grado'.

    La lite diventa aggressione. "Ho urlato che non era giusto, che avevo bisogno di lei, che mi sarei suicidato. Lei ha risposto decisa che non sarebbe tornata con me. È scesa dalla macchina, gridando 'Sei matto, vaffanculo, lasciami in pace'" racconta il ventiduenne al pm. "Ero molto arrabbiato. Prima di uscire anch'io, ho preso un coltello dalla tasca posteriore del sedile del guidatore. L'ho rincorsa, l'ho afferrata per un braccio tenendo il coltello nella destra. Lei urlava 'aiuto' ed è caduta. Mi sono abbassato su di lei, le ho dato un colpo sul braccio, mi pare di ricordare che il coltello si sia rotto subito dopo. Allora l'ho presa per le spalle mentre era per terra. Lei resisteva. Ha sbattuto la testa. L'ho caricata sul sedile posteriore". Urla che saranno sentite da un testimone, ma che non basteranno a salvare Giulia Cecchettin.

    Filippo Turetta guida l'auto per circa quattro chilometri: dal parcheggio in via Aldo Moro a Vigonovo verso un luogo più isolato, nella zona industriale di Fossò. "Mentre eravamo in macchina lei ha iniziato a dirmi 'cosa stai facendo? sei pazzo? Lasciami andare'. Era sdraiata sul sedile, poi si è messa seduta. Si toccava la testa. All'inizio pensavo solo a guidare. Poi ho iniziato a strattonarla e tenerla ferma con un braccio. C'eravamo fermati in mezzo alla strada, ho provato a metterle lo scotch sulla bocca, non mi ricordo se se l'è tolto o è caduto da solo perché non l'avevo messo bene. Si dimenava. È scesa e ha iniziato a correre. Anch'io sono sceso". Un tentativo di mettersi in salvo ripreso, in parte, da una telecamera di una ditta (inquadra Giulia alle 23.40) che prelude l'atto finale.

    "Avevo due coltelli nella tasca in auto dietro al sedile del guidatore. Uno l'avevo lasciato cadere a Vigonovo. Ho preso l'altro e l'ho rincorsa. Non so se l'ho spinta o è inciampata. Continuava a chiedere aiuto. Le ho dato, non so, una decina, dodici, tredici colpi con il coltello. Volevo colpirla al collo, alle spalle, sulla testa, sulla faccia e poi sulle braccia”. L’autopsia restituisce 75 coltellate e una morte per shock emorragico provocato dal colpo alla testa e dalle coltellate. "Mi ricordo che era rivolta all'insù, verso di me. Si proteggeva con le braccia dove la stavo colpendo. L'ultima coltellata che le ho dato era sull'occhio. Giulia era come se non ci fosse più. L'ho caricata sui sedili posteriori e siamo partiti. Avevo i vestiti abbastanza sporchi del suo sangue" ammette l'imputato che dopo essersi disfatto del corpo dell'ex fidanzata, abbandonato vicino al lago di Barcis, si arrende solo una volta arrivato in Germania dopo una fuga di sette giorni e mille chilometri.

    Un primo tentativo, poi un secondo. Filippo Turetta ha provato a togliersi la vita dopo aver ucciso l'ex fidanzata. E' lui stesso a confessarlo durante l'interrogatorio dello scorso 1 dicembre. "Ho imboccato la strada per Barcis. Mi sono fermato in un punto in cui non c'erano case e sono rimasto un po' lì. Ho provato anche con un sacchetto a soffocarmi, però anche dopo averlo legato con lo scotch non sono riuscito e l'ho strappato all'ultimo. Allora ho preso lei e sono andato a nasconderla", ha confessato.

    Solo sette giorni dopo la sagoma inanimata della laureanda in Ingegneria biomedica viene trovata vicino all'omonimo lago, in provincia di Pordenone, distante quasi cento chilometri da casa. Turetta prosegue in solitaria, fino all'arresto del 18 novembre vicino Lipsa, in Germania, dopo una fuga di oltre mille chilometri. "Avevo un pacchetto di patatine in macchina e una scatolina con qualche biscotto. Non ho mai comprato nulla da mangiare. I soldi che avevo li ho spesi per i rifornimenti di benzina. Volevo togliermi la vita con un coltello che avevo comprato, ma non ci sono riuscito. Pensavo che se avessi fumato e bevuto sambuca sarebbe stato più facile suicidarmi, ma invece ho vomitato in macchina" ammette il ventiduenne.

    Poi il ripensamento dopo aver guardato online le notizie su di lui. "Ho riacceso il telefono. Cercavo notizie che mi facessero stare abbastanza male da avere il coraggio per suicidarmi, ma ho letto che i miei genitori speravano di trovarmi ancora vivo e ciò ha avuto l'effetto opposto. Mi sono rassegnato a non suicidarmi più e ad essere arrestato" conclude Filippo Turetta.

    La procura contesta a Turetta l'omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà e legame affettivo, e i reati di sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto d'armi. Nella chiusura indagine emerge cheil giovane spiava la vittima con un’applicazione sul suo cellulare e che avrebbe studiato il femminicidio dall’inizio di novembre, quindi avrebbe comprato il nastro adesivo per impedirle di urlare, preso appunti al pc su come legarle mani e piedi, preparato vestiti, soldi e provviste per la fuga, studiato mappe per nascondere il corpo e agevolare la fuga. Sembrerebbe un piano studiato, ma sulla premeditazione l'indagato si difende e davanti al pm sostiene di aver comprato da poco il nastro adesivo "se mai fosse servito per attaccare il papiro della laurea di Giulia" (prevista cinque giorni dopo il delitto), che i coltelli erano della "cucina di casa mia. Li avevo messi in macchina perché avevo anche avuto pensieri suicidi" e "i vestiti sporchi di sangue li ho cambiati con altri che avevo in macchina. In auto ho sempre un cambio, coperte, qualcosa da mangiare e da bere".

  • 08:35 - Usa, sparatoria in Arkansas: 3 morti e 10 feriti

    Washington, 22 giu. (Adnkronos) - Tre persone sono morte e altre 10 sono rimaste ferite in Arkansas dove un uomo è entrato in un negozio di alimentari e ha sparato. Lo ha riferito il comandante della polizia Mike Hagar spiegando che anche due agenti sono rimasti feriti nella sparatoria avvenuta nel al Mad Butcher di Fordyce a sud di Little Rock.

    Alcuni delle persone sopravvissute sono in condizioni ''estremamente critiche'', ha detto Hagar. L'omicida, Travis Eugene Posey di 44 anni, è stato ricoverato per le ferite riportate dopo uno scambio di colpi di arma da fuoco con gli agenti. La polizia sta conducendo le indagini per capire cosa abbia determinato la sparatoria.

  • 07:59 - Cecchettin: Turetta, 'ingiusto vivesse senza me, l'ho uccisa guardando negli occhi'/Adnkronos

    Milano, 22 giu. (Adnkronos) - "Continuava a chiedere aiuto. Le ho dato, non so, una decina, dodici, tredici colpi con il coltello. Volevo colpirla al collo, alle spalle, sulla testa, sulla faccia e poi sulle braccia." Nell'interrogatorio di Filippo Turetta traspare l'angoscia degli ultimi momenti di vita di Giulia Cecchettin, 22 anni di Vigonovo (Padova), laureanda in Ingegneria biomedica uccisa dall'ex fidanzato e compagno di studi l'11 dicembre scorso. I regali rifiutati, la rabbia che sale quando capisce di averla persa, il coltello che affonda mentre lei grida 'aiuto' e tenta di parare i colpi.

    Nel carcere di Verona, davanti al pubblico ministero di Venezia Andrea Petroni, il giovane ricostruisce la serata trascorsa a fare shopping e la cena in un centro commerciale a Marghera, quindi il viaggio di ritorno con l'auto che si ferma in un parcheggio a 150 metri dalla casa di Giulia. "Volevo darle un regalo, una scimmietta mostriciattolo. Con me avevo uno zainetto che conteneva altri regali: un'altra scimmietta di peluche, una lampada piccolina, un libretto d'illustrazione per bambini. Lei si è rifiutata di prenderlo. Abbiamo iniziato a discutere. Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso con lei. Voleva andare avanti, stava creando nuove relazioni, si stava 'sentendo' con un altro ragazzo" dice nel verbale del primo dicembre il cui contenuto è stato diffuso da 'Quarto grado'.

    La lite diventa aggressione. "Ho urlato che non era giusto, che avevo bisogno di lei, che mi sarei suicidato. Lei ha risposto decisa che non sarebbe tornata con me. È scesa dalla macchina, gridando 'Sei matto, vaffanculo, lasciami in pace'" racconta il ventiduenne al pm. "Ero molto arrabbiato. Prima di uscire anch'io, ho preso un coltello dalla tasca posteriore del sedile del guidatore. L'ho rincorsa, l'ho afferrata per un braccio tenendo il coltello nella destra. Lei urlava 'aiuto' ed è caduta. Mi sono abbassato su di lei, le ho dato un colpo sul braccio, mi pare di ricordare che il coltello si sia rotto subito dopo. Allora l'ho presa per le spalle mentre era per terra. Lei resisteva. Ha sbattuto la testa. L'ho caricata sul sedile posteriore". Urla che saranno sentite da un testimone, ma che non basteranno a salvare Giulia Cecchettin.

    Filippo Turetta guida l'auto per circa quattro chilometri: dal parcheggio in via Aldo Moro a Vigonovo verso un luogo più isolato, nella zona industriale di Fossò. "Mentre eravamo in macchina lei ha iniziato a dirmi ‘cosa stai facendo? sei pazzo? Lasciami andare'. Era sdraiata sul sedile, poi si è messa seduta. Si toccava la testa. All'inizio pensavo solo a guidare. Poi ho iniziato a strattonarla e tenerla ferma con un braccio. C'eravamo fermati in mezzo alla strada, ho provato a metterle lo scotch sulla bocca, non mi ricordo se se l'è tolto o è caduto da solo perché non l'avevo messo bene. Si dimenava. È scesa e ha iniziato a correre. Anch'io sono sceso". Un tentativo di mettersi in salvo ripreso, in parte, da una telecamera di una ditta (inquadra Giulia alle 23.40) che prelude l'atto finale.

    "Avevo due coltelli nella tasca in auto dietro al sedile del guidatore. Uno l'avevo lasciato cadere a Vigonovo. Ho preso l'altro e l'ho rincorsa. Non so se l'ho spinta o è inciampata. Continuava a chiedere aiuto. Le ho dato, non so, una decina, dodici, tredici colpi con il coltello. Volevo colpirla al collo, alle spalle, sulla testa, sulla faccia e poi sulle braccia". L'autopsia restituisce 75 coltellate e una morte per shock emorragico provocato dal colpo alla testa e dalle coltellate. "Mi ricordo che era rivolta all'insù, verso di me. Si proteggeva con le braccia dove la stavo colpendo. L'ultima coltellata che le ho dato era sull'occhio. Giulia era come se non ci fosse più. L'ho caricata sui sedili posteriori e siamo partiti. Avevo i vestiti abbastanza sporchi del suo sangue" ammette.

    Un piano segnato anche da due tentativi di suicidio, il primo lungo la strada per il lago di Barcis, dove abbandona il corpo dell'ex fidanzata. "Mi sono fermato in un punto in cui non c'erano case e sono rimasto un po' lì. Ho provato anche con un sacchetto a soffocarmi, però anche dopo averlo legato con lo scotch non sono riuscito e l'ho strappato all'ultimo. Allora ho preso lei e sono andato a nasconderla" prima di ricominciare la fuga che finisce in Germania, vicino Lipsia, dopo sette giorni e mille chilometri.

    "Avevo un pacchetto di patatine in macchina e una scatolina con qualche biscotto. Non ho mai comprato nulla da mangiare. I soldi che avevo li ho spesi per i rifornimenti di benzina. Volevo togliermi la vita con un coltello che avevo comprato, ma non ci sono riuscito. Pensavo che se avessi fumato e bevuto sambuca sarebbe stato più facile suicidarmi, ma invece ho vomitato in macchina". Infine la resa quando Filippo Turetta guarda online le notizie su di lui. "Ho riacceso il telefono. Cercavo notizie che mi facessero stare abbastanza male da avere il coraggio per suicidarmi, ma ho letto che i miei genitori speravano di trovarmi ancora vivo e ciò ha avuto l'effetto opposto. Mi sono rassegnato a non suicidarmi più e ad essere arrestato".

    La procura gli contesta l'omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà e legame affettivo, e i reati di sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto d’armi. Nella chiusura indagine emerge che Filippo Turetta spiava la vittima con un'applicazione sul suo cellulare e che avrebbe studiato il femminicidio dall'inizio di novembre, quindi avrebbe comprato il nastro adesivo per impedirle di urlare, preso appunti al pc su come legarle mani e piedi, preparato vestiti, soldi e provviste per scappare, studiato mappe per nascondere il corpo e agevolare la fuga.

    Sembrerebbe un piano studiato, ma sulla premeditazione Turetta si difende e davanti al pm sostiene di aver comprato da poco il nastro adesivo "se mai fosse servito per attaccare il papiro della laurea di Giulia" (prevista cinque giorni dopo il delitto), che i coltelli erano della "cucina di casa mia. Li avevo messi in macchina perché avevo anche avuto pensieri suicidi" e "i vestiti sporchi di sangue li ho cambiati con altri che avevo in macchina. In auto ho sempre un cambio, coperte, qualcosa da mangiare e da bere". Anche se la premeditazione non dovesse essergli riconosciuta, il capo d'imputazione contro il ventiduenne reo confesso può comunque costargli l'ergastolo per l'omicidio di Giulia Cecchettin.

  • 07:49 - Ucraina: Kiev, abbattuti 12 missili e 13 droni russi

    Kiev, 22 giu. (Adnkronos) - Le Forze armate ucraine hanno abbattuto 13 droni kamikaze di fabbricazione iraniana e 12 dei 16 missili lanciati dai militari russi nella notte. Lo riferisce Rbc-Ucraina citando l'intervendo del comandante dell'aeronautica delle forze armate ucraine Mykola Oleschuk su Telegram.

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Author: Laurine Ryan

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